
L’autore ci traghetta in questa “Terra del rimorso”, come la descrisse Ernesto de Martino nel 1959.
Parimenti qui tutto è “tarantola, tarantismo, tarantella. pizzica”.
Il fenomeno del tarantismo è comunque iscritto in un sistema ideologico complesso e antico, presente sino a pochi decenni fa, oltre al Salento, solo in alcune regioni dell'Italia meridionaleed in Spagna.
Il viaggio antologico ha inizio con le testimonianze proposte risalenti ad epoche veramente insospettabili, che vanno dal II secolo a. C., quando Nicandro di Colofone narra nelle sueMetamorfosi della battaglia a passi di danza combattuta fra le ninfe Epimelidi e i giovani pastori messapi, per poi raccogliere le narrazioni di Goffredo di Malaterra, Alberto di Aquisgrana e Girolamo Mercuriale fino ad arrivare alla fine del XIX secolo.
Nella seconda parte del libro l’autore ci introduce nelle “terra del rimorso” attraverso le leggende raccolte da Giuseppe Morosi nella Grecìa Salentina, ma anche con le credenze, gli usi e le superstizioni annotate dai pionieri dell’etnologia salentina: Trifone Nutricati Briganti, Giuseppe Gigli e Sigismondo Castromediano.
Si delinea un quadro a tutto tondo di una Terra d’Otranto crocevia di genti e culture diverse,da quella messapica a quella greca, latina, turca,spagnola e da snodo centrale del Mediterraneo, estrema periferia d’Italia.
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