mercoledì 12 marzo 2014

CRISTIANESIMO E TARANTISMO


Cristianesimo e tarantismo
Chiesa di San Foca (Melendugno, Le).
Quadro raffigurante il martire di Sinope

Il tarantismo è strettamente legato al cristianesimo. E in questo senso l'unico protagonista non è Paolo, del quale abbiamo già avuto modo di scrivere(1) ma anche altri santi e, a quanto ne sappiamo, una madonna, quella del Buon Consiglio, o del Rimedio. Per ragioni non solo di galanteria, partiamo da questa Madonna che ha una chiesetta a Lei intitolata in Palermo e questo poiché fu essa a consigliare Ruggero di accendere un fuoco per liberarsi dalle tarantole che molestavano l'esercito normanno quando, nel 1064, piantò le tende sul monte Pellegrino, nei pressi della città siciliana. Seguìto il consiglio ed appiccato il fuoco... le tarantole si dileguano, a questo punto, per devozione, Ruggero, espugnando Palermo nel gennaio del 1072, fa erigere la chiesetta che ancora oggi è lì a testimonianza dell'accaduto.
L'attuale santo patrono d'Italia, San Francesco, a quanto riferisce Berkley (1717), rende immuni i Francescani, tranne i Cappuccini, dal morso della tarantola, né la temono, “perché l'insetto ha avuto la maledizione di S. Francesco. L'abito francescano indossato per 24 ore, guarisce il tarantato”.
A San Vito a Vallata (Avellino), durante la processione in onore del patrono san Vito (lo stesso del “ballo”, quello che guarisce la chorea, l'epilessia, e altro...) , si recita quest'inno: "Voi cacciatori che a caccia andate, / andate a caccia felici e contenti, / appresso con i cani praticate, / potete avere qualche toccamento / Non solo dai cani arrabbiati, / siamo soggetti a tutti gli elementi; / scorpioni e serpi avvelenate stanno nascosti, e voi non li vedete / Voi andate di fede a San Vito, /quello porta l’unguento per la ferita"...
E in Terra d'Otranto vi è san Paolo, ma non solo. Ernesto de Martino scrive, in La terra del rimorso (1961), che “sulla sconvolta e aspra costa adriatica della Penisola Salentina, vi è un paesino, S. Foca, nella cui chiesa si distribuiscono ancora ai visitatori ingiallite immagini di questo Santo bizantino, accompagnate dalla didascalia: S. Foca protegge in modo particolare i suoi devoti dai morsi degli insetti e rettili velenosi, come tarante, vipere etc”. Il legame diretto fra San Foca e il morso del ragno non si evince dalla sua agiografia, ma dalla tradizionale (con)fusione insetto-rettile. Il martire di Sinope, infatti, gettato in una fossa piena di serpenti velenosi, ne uscì indenne. A questo bisogna aggiungere che Egli è anche il protettore degli agricoltori.


(1) Ecco come descrive, Gianfranco Pivati nel suo Nuovo dizionario scientifico e curioso sacro-profano (1747) il fatto miracoloso avvenuto a Malta che vede protagonista l'apostolo delle genti: “[...] dopo l’arrivo di San Paolo a Malta non vi furono più né vipere né alcun altro animale velenoso, e che quegli stessi che vengono portati d’altra parte, non vi possano vivere, particolarmente nel sito dove San Paolo fu morsicato, che è una caverna, dalla quale tutto il giorno vengono portate via pietre per scacciare gli animali velenosi, e per servire da protezione e da rimedio contro le punture degli scorpioni e dei serpenti: né si può dire, che questa sia una proprietà naturale del Paese, perché quando vi capitò san Paolo, gli abitanti avendolo veduto morsicato da una vipera giudicarono che cadesse morto. La cosa dunque deve derivare dalla particolare benedizione di san Paolo estesa su tutta l’isola; e un viaggiatore ci assicura, che vi si veggono dei bambini maneggiare scorpioni senza pericolo (...)”.