sabato 17 marzo 2012

Auto-biografia di Salvatore Toma (aka Totò Franz)

Toma di Edoardo De Candia
Auto-biografia di Salvatore Toma

Salvatore Toma è nato a Maglie l'11-12 maggio 1951 e qui è morto nell'agosto del 1968 in seguito a una colluttazione d'amore. Ma non erano passate che poche ore dal suo disastroso decesso, che il cielo lo rispedì sulla terra per mancanza di prove. Ora vive su una enorme quercia, si nutre di beffe e raramente guarda a terra. Ma più che per le sue divine poesie, Salvatore Toma è famoso per la sua acrobatica precisione nel beccare il vasino, abilità maturata col fatto che non volendo scendere mai più dall'albero, i monellacci del luogo glielo spostavano, divertendosi a vedere come se la cavava. Ed è appunto per questo incalcolabile virtuosismo che nel 1993 ha vinto il premio Nobel. Si narra che in quell'occasione, unanimemente richiesto di esibirsi, i giudici scappassero in tutte le direzione come pazzi inferociti, ma furono da lui tutti puntualmente beccati anche a distanze mostruose. In questi ultimi tempi gli è presa la fissazione dei fumetti, ma guai a portarglieli via perché sbraita come una bestia! quei maledetti monellacci, ora che lo scherzo del vasino non funziona più, gli hanno messo in testa che i fumetti sono dei meravigliosi dolcetti che si fanno in provincia di Rovigo. Poveri poeti.
Toma in un ritratto di Antonio Massari
Scherzi a parte, Salvatore Toma è un tipo decente, presentabile, un po' volutamente folle, ma in definitiva un buono. È sposato con una cara moglie-madre, piovutagli dal cielo (senza colluttazione... perciò è sfortunato al gioco) e ha due strepitosi bambini che gli fanno da papà e gli stanno sempre appresso, perché se lo perdono d'occhio un istante, ma solo un istante, lo si ritrova subito su quella maledetta querciaccia... Capito ora? (tratto dalla quarta di copertina di Ancóra un anno (luglio 1978 – gennaio 1980), a c. di Maurizio Nocera e Donato Valli, ediz.  2004).






ATTENZIONE
è scaricabile la rivista “Diversatilità poetiche”
di marzo 2012, dedicata alla figura del poeta magliese.




Salvatore Toma in un dipinto di De Candia




giovedì 8 marzo 2012

Il satiro e la menade (*)

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La raffigurazione richiama movimenti simili a quelli della pizzica pizzica.


Fra motivi floreali vi è una menade o baccante (1) che, mentre batte un tamburello, come si evince dai nastrini svolazzanti (2), danza con un satiro (3).
Il movimento della danzatrice è rivolto verso l'esterno (un movimento a balzelli, come raffigurato dai pallini presenti sul terreno), quasi a tentare di fuggire da chi tenta di toccarla con l'indice (4).
Il satiro è raffigurato con al fianco un tirso (5), un bastone sormontato da una pigna; due tralci di vite fanno da cornice alla scena.
La coda (6) è attributo che identifica il satiro. (fc)

(*) buona parte di questa interpretazione è del prof. Maurizio Nocera e si trova a pagina due di "Il morso del ragno", di Maurizio Nocera (Capone Editore)