domenica 28 giugno 2015

Tarantismo e possessione.

Tarantismo e possessione (1)
Ricondurre le cause del tarantismo esclusivamente a ragioni di disagio economico e sociale delle popolazioni del Meridione medievale è antistorico e riduttivo. Abbiamo notizie certe, dal secolo XI, dell’esistenza del fenomeno da Palermo a Sidone, sappiamo che ha colpito indifferentemente uomini e donne, di qualsiasi età.
La mancanza di dati antecedenti all'undecimo secolo potrebbe far supporre che tale fenomeno sia nato nel basso medioevo, ma c’è qualcosa che non quadra: perché il cristianesimo, che all'epoca affermava la sua potenza temporale (muovendo guerra ai musulmani e promuovendo crociate), si sarebbe accontentato di integrarsi in una pratica pagana, conservandone intatti, o quasi, tempi e modi di cerimonia? Non sarebbe stato più facile scontrarsi frontalmente coi poveri, incolti e credenzoni contadini salentini e spazzare via tutto?
Perché replicare in Terra d'Otranto, a distanza di circa mille anni, il “metodo maltese” di paolina memoria, (ri)scomodando l’apostolo delle genti? Tutto ciò suona stravagante, e pensiamo che un’altra verità si possa trovare comparando le numerose corrispondenze fra i fenomeni di possessione temporanea delle civiltà primitive e gli effetti causati dal morso del ragno nell'area meridionale d'Italia.
Il tarantismo come fenomeno di possessione temporanea indesiderata. Se il presupposto non è errato, e i dati non ci ingannano, possiamo asserire che “il tarantismo è un fenomeno di possessione indesiderata e temporanea, che si manifesta ciclicamente, fino a quando il medium (tarantola) che ha causato la possessione, che coincide poi con lo stesso spirito malefico, non muore fisicamente. Solo a questo punto il posseduto è definitivamente libero.
Tipi di possessione. I tipi di possessione sono generalmente due: desiderata o indesiderata. Nel primo caso, la possessione è ricercata e indotta, spesso, dal posseduto stesso e si pone come scopo principale quello di contattare una entità superiore, portarsi dunque ad uno stato piacevole, elevarsi.
Nel secondo tipo di possessione, quello che noi analizziamo, indesiderata, non c’è piacere né convenienza nel «farsi possedere», poiché, sovente, è uno spirito malefico ad impadronirsi del corpo del prescelto.
Durata della possessione. La durata della possessione può essere permanente o temporanea e riveste, anche questa, una certa importanza; nel tarantismo, il fenomeno è temporaneo ma ciclico, ripresentandosi di anno in anno nel posseduto e, di anno in anno, questi necessita di un rito di liberazione che diviene definitiva solo quando il medium/spirito muore.
La centralità del medium. Il medium riveste, manco a dirlo, un ruolo centrale nel discorso che affrontiamo: esso coincide, infatti, con lo spirito che si è impossessato dell’uomo e quest'ultimo, identificandosi con la tarantola, sarà nel contempo posseduto e possedente. Per tradizione, la liberazione totale si ha solo nel momento in cui si spezza la catena, ossia muore/si ammazza/si scaccia il medium/tarantola.
Focalizziamo ora la nostra attenzione sul medium.
Nelle società arcaiche non è raro considerare l’animale pari o superiore all’uomo (sarà un retaggio primordiale -?-). Questo fatto ha una ricaduta importante sul rapporto essere umanoanimale: è così che l’animale, diviene un simbolo talmente temuto e rispettato da non poter essere sfidato o ucciso, la sua vita è sacra, come e più di quella dell’uomo: uccidendo o molestando anche un solo animale sacro (se non per stretta necessità), si rischierebbe di suscitare l’ira di tutti gli appartenenti alla specie e, se esso è mezzo attraverso il quale uno spirito si manifesta, ne scatenerebbe l’ira.
Legame fra lo spirito il medium, l’uomo e… la società. Espulsione definitiva del male. Questo legame fra possessore e posseduto è ulteriormente rafforzato dal fatto che l’invasato, in un processo di imitazione, prova fastidio per i colori che disturbano (o identificano) il medium/spirito, talvolta ne assume lo stato d’animo (malinconico, felice) e, altre volte ancora, può provare fastidio o piacere nel contatto con l’acqua…
Per espellere il male è necessario celebrare una funzione che vuole la presenza e la partecipazione di molte persone che “percuotendo l’aria” e causando frastuono spaventino gli spiriti facendoli fuggire (dopotutto non si dovevano battere le pietre – a tempo -, secondo Alberto d’Aquisgrana, per spaventare i serpenti chiamati tarenta, in quel di Sidone?).
Ciclicità del rito. Se il medium coincide con lo spirito (possessore), cosa ci vieta di supporre che il posseduto non simboleggi la società di appartenenza/provenienza? E la liberazione del singolo non convergerebbe dunque con l’espulsione del male dalla società?
Di solito questi esorcismi si svolgevano due volte l’anno, nell’imminenza del cambio di stagione (le stagioni erano composte fondamentalmente da due cicli delimitati dai solstizi). Nel Salento il rito legato al tarantismo avviene in prossimità del solstizio d'estate a nostro avviso perché, nei mesi successivi, da luglio a novembre il lavoro nei campi avrebbe assorbito buona parte della giornata, fra raccolta e preparazione, ed era più facile imbattersi in rettili o ragni velenosi.
Ecco secondo noi il senso del rito del tarantismo: espellere il male dal singolo per allontanare il male dalla società, che vuol poi dire scacciare il ragno dai campi perché il lavoro si possa svolgere con serenità.

28 giugno 2015

(1) Queste note sono ancora oggi da approfondire.