mercoledì 11 marzo 2015

La scrittura e la macchina ai tempi dell'uomo (di ieri, di oggi e) di domani

La scrittura e la macchina
ai tempi dell'uomo (di ieri, di oggi e) di domani

ci pensino i bancari che allo sportello avvisano il cliente
che c'è la macchina automatica per i versamenti...

Il computer a scuola per svolgere un tema d'italiano o tradurre una versione di latino
Di tanto in tanto mi domando cosa si veda di strano anche nella sola proposta di acconsentire all'utilizzo del computer a scuola per svolgere un compito in classe, magari discutere un tema di italiano o tradurre una versione di latino. Raramente, nella storia è stato il mezzo in sé a fare la differenza e, di certo, non l'ha mai fatto quanto l'abbia potuta fare l'umanità.
Una volta era vietata la calcolatrice se prima non s'imparava a conteggiare col pallottoliere, eppure oggi in pochi perdono tempo a far di conto a mano. Non gli studenti delle scuole medie, non gli scienziati; è, in un caso e nell'altro, più comoda e puntuale una calcolatrice. E nessuno per questo si lamenta.
Egual discorso dovrebbe valere nel rapporto fra computer e scrittura. La comodità sta, specificatamente, nell'evidenziatore automatico di parole non riconosciute e refusi e ripetizioni, nell'avere a portata di tasto destro di mouse suggerimenti, sinonimi, contrari e, ancora, nella possibilità di consultare l'immensa banca dati che è Internet che, se utilizzata come si deve, consente, avendone voglia e tempo, di scovare e riportare con precisione certosina autori e referenze bio-bibliografiche, facendo riferimento all'edizione principe. Ciò non toglie che bisogna prima studiare sull'abecedario che, come l'abaco per la matematica, è uno straordinario strumento che insegna a pensare (metodo), regalando umanità ad un procedimento altrimenti asettico nello sviluppo e nel risultato.
Il metodo (pensiero) allarga gli orizzonti e consente di scrutare oltre gli ordinari scenari che, per quanto riguarda il mondo della scrittura e del libro non si concludono nello scontro, fra l'altro già passato, fra i sostenitori del libro cartaceo e quelli del supporto digitale.

Quando la realtà supera la fantasia
In futuro la scrittura, intesa come conseguenza di un pensiero meditato e fissato su un supporto, svolgerà un ruolo sempre più marginale, e la tecnologia, rispondendo ad una ben precisa richiesta economica - la stessa che allunga la vita dell'uomo per spremerlo meglio - consentirà, con istantaneità, a "far rimanere" ciò che prima era destinato a "volare".
I lati positivi saranno tanti, soprattutto se pensiamo a chi oggi, per natura o per fato della vita, non ha facoltà di scrittura con gli arti.
Sarà affiancato, a questo processo di impressione sotto dettatura, un filtro (applicazione, programma) in grado di tradurre simultaneamente il nostro verbo, per cui se avessimo bisogno di comunicare un cinese, dovremo semplicemente prenderci la briga di parlare nella nostra lingua nativa. E viceversa.

Brain to paper. Ossia dal pensiero al supporto
Successivamente il parlare per scrivere sarà sostituito dalla trascrizione tramite impulsi cerebrali, e sarà il pensiero ad essere ridotto graficamente e, anche in questo caso, si avranno benefici indubbi in ambito medico.
Ma macchine e tecnologie diverranno di uso comune, per cui il gesto grafico verrà a mancare del tutto e l'inchiostro della penna (ammesso che qualche legge non ne limiti l'utilizzo prima, considerandolo inquinante o dannoso per la salute) non sarà più il sangue del cervello (cit. G. U.), ma si avrà un diretto passaggio dal cervello al supporto (ossia brain to paper).
Non è nostro compito dare una lettura positiva o meno di tali cambiamenti, che sono ineluttabili e irreversibili - e che fra l'altro si sono già realizzati con tempi più dilatati quando si è passati dall'incisione su pietra alla scrittura su papiro alla stampa a caratteri mobili al desktop publishing - ma una cosa, riguardo le ricadute sociali è prevedibile: avendo tutti la possibilità di fissare la loro parola in una qualsiasi lingua, si andrà verso un codice universale, con un vocabolario sempre più immediato e livellato.

Quale futuro (divagazioni sulle macchine e i potentati economici)
La semplificazione è conveniente per i grandi potentati economici che, oltre a lanciare un unico messaggio valido per tutti, potranno risparmiare investendo in macchine (e quindi meno manodopera, ci pensino i bancari che allo sportello avvisano il cliente che c'è la macchina automatica per i versamenti...). Nel mondo ci saranno sempre più spazi perché la popolazione è destinata a decrescere (non c'è lavoro, non si fanno figli) e quindi i pochissimi imporranno le loro regole sui pochi, creando lavoro selettivo e a basso costo.
Torniamo al discorso principale. In una prospettiva di codificazione unica si può intravvedere già da ora l'interdipendenza fra l'uomo (che abbasserà il proprio peso sociale) e la macchina (che pur restando ferma, invece, il proprio peso sociale lo alzerà).
Ci sarà così più tempo da re-investire… in lavoro a basso prezzo.

Paradossale il risultato
In un mondo digitale la macchina e l'uomo saranno pari. E la scrittura, intesa come conseguenza di un pensiero meditato e fissato su un supporto, si diceva, svolgerà un ruolo marginale.
Ma tutto ciò non deve rammaricare: anche domani (come oggi e come ieri), ma in un mondo forse un po' più "piatto", a fare la differenza non sarà il mezzo ma ciò che il risultato finale riuscirà a trasmettere in termini di umanità.

Un paragone architettonico
Un paragone architettonico si potrebbe azzardare: ciò che resta non sono i prefabbricati abruzzesi, ma i templi della Valle in Sicilia, il Partenone di Atene, il Colosseo di Roma e le chiese e le moschee. Tutto ciò che insomma trasuda modi di lodare e di vivere, pensiero e fatica.
A prescindere dal mezzo.

Quesito
La domanda non è "come hanno fatto a costruirlo?" ma "come hanno fatto a pensarlo?".

Il supporto avrà la sua importanza
E il supporto? Anche quello avrà la sua importanza. Il libro cartaceo diverrà raro. Cominciate a collezionarlo ed a custodirlo come si deve. Per il bene dei vostri pronipoti. Per rispetto verso i vostri avi.


Spero sia stato comprensibile. Lecce, 11/03/2015

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