Antonio Contaldo, Luigi
Paoli. Cantastorie di Terra d’Otranto, Capone Editore, Lecce 2011
Pagine 80, € 10,00 - ISBN: 978-88-8349-154-2
Il Libro: Il rapporto fra la Terra d’Otranto e le proprie
tradizioni è sempre stato controverso, forse a causa delle tante e diverse influenze
subite, non essendo stata solo terra di passaggio, ma anche, in particolare
nella seconda metà del Novecento, di ritorno.
Tali influenze, è inutile negarlo, hanno avuto ripercussioni
importanti sul modo di approcciarsi allo studio delle cose popolari, da parte
dell’intellighenzia locale: da una parte c’era chi, fino a pochi decenni
addietro, considerava le proprie origini provinciali, da non prendere in
considerazione o vergognarsene –Tito Schipa si conosce più per la notorietà
internazionale che per ciò che ha dato al territorio (fu sua, nel 1921, la
prima incisione di un brano generalmente considerato salentino, Quandu te llài
la facce), mentre gli anni Ottanta sono stati totalmente cancellati– e,
dall’altra, chi, di recente, inventando ex-novo una identità locale, ha
creato sul folk un business non indifferente.
Nel mezzo ci sono i dati di fatto che, pur non rappresentando una verità
assoluta, raccontano una storia diversa da quella che, penso in maniera
forzosa, viene divulgata.
Tanti sono i protagonisti, spesso misconosciuti, che hanno contribuito a
creare quella che mi piace considerare una vera e propria civiltà musicale, non
necessariamente legata ad un contesto rurale, fra questi Luigi Paoli, meglio
noto come Gigetto da Noha.
Luigi Paoli |
Le vicende della sua vita coincidono, in larga parte, con quelle del
popolo salentino del secondo dopoguerra, costretto a cercare fortuna lontano
dalla propria terra. Gli emigranti non intraprendevano lunghi e improbabili
viaggi solo per sfuggire alla fame, alle angherie o ai soprusi, piuttosto credo
che il loro fosse un viaggio alla ricerca di una dignità che qui né lo Stato
(se mai c’è stato), né i padroni hanno mai inteso riconoscere. Al ritorno, con
i risparmi del lavoro all’estero, magari, avrebbero anche potuto costruire una
casa e metter su famiglia.
Nella quotidianità da emigrante, il legame con le origini, si
rafforzava: le tradizioni non solo rimanevano vive ma mutavano, per
ricontestualizzarsi ed adattarsi a nuove condizioni che non erano quelle
contadine del Salento.
In questo costante e orgoglioso richiamarsi alla terra madre, un ruolo
fondamentale lo svolge il dialetto: utilizzato in ambienti intimi, come poteva
essere il nucleo familiare, o ristretti, per meglio comprendersi con i paesani
quasi a non volersi sentire totalmente alieni in un mondo che non apparteneva
loro (e, forse, non li riconosceva se non come manodopera da sfruttare).
È in questo quadro che si inserisce il cantastorie Luigi Paoli che, con
uno stile personale a metà strada fra urbano e rurale –uno degli anelli di
congiunzione, l’avrebbe definito Darwin–, canta le storie di tutti (quei)
giorni. Fatti di lontananze, di amori, di santi e madonne, di speranze perdute
ma anche di denunce e di sberleffi verso i potenti (o presunti tali), come ben
si potrà notare leggendo i testi, alcuni dei quali trascritti in spartito
dall’autore del libro Antonio Contaldo, maestro di musica e compositore di
formazione classica che, egregiamente, si è confrontato, con brani inizialmente
ideati e sviluppati da Paoli con modalità compositive decisamente complesse,
eterodosse e non per essere fissati. Questo ad ulteriore dimostrazione della
passione con la quale Contaldo ha voluto rendere omaggio ad un personaggio
rilevante del nostro folklore.
Quello che ne vien fuori, è uno scritto appassionato, una biografia
antropologica proposta al lettore in maniera efficace che, pur nascendo senza
pretese etnomusicologiche, diviene, nel complesso, un documento importante per
far conoscere quella salentinità altra che non può essere immolata in
nome del business.
dalla
Premessa di
federico capone
Antonio Contaldo |
L’Autore: Antonio Contaldo, nato a Castiglione d’Otranto
(Lecce) compie gli studi presso il Conservatorio di Lecce nel magistero di
Clarinetto e a Firenze, dove si
diploma in Composizione e Strumentazione per Banda.
Abilitato
all’insegnamento presso il Conservatorio di Potenza, si specializza in direzione
d’orchestra sotto la guida di N. Hansalik Samale.
Più
volte vincitore di concorsi nazionali di musica sinfonica per banda in varie
città d’Italia, alterna l’insegnamento con la partecipazione a concerti. Ha
fondato e diretto diversi complessi filarmonici tra i quali “Banda Azzurra” di
Palazzo S.Gervasio (PZ) e “Città di Lavello” (PZ).
Iscritto
alla SIAE come Autore e Compositore, figurano al suo cinquanta composizioni di
vario genere e regolarmente depositate.
Ha
pubblicato Suoni Smorzati. Un secolo di vita musicale a Palazzo S. Gervasio
attraverso i dilettanti e i protagonisti, gli educatori e i musicisti
(1997).