Intervista apparsa su “Nuovo Quotidiano di Puglia” dell’8 novembre 2008
Celentano consacra le due band salentine:
dopo i Sud Sound System
anche i Negramaro a Rockpolitick.
Il parere del musicologo Capone
Al centro della MUSICA
Di Claudia Presicce
Due storie musicali diverse partite dal Salento si incrociano virtualmente sull’ambito palcoscenico di Rockpolitick in questi giorni e raccontano l’humus sorprendente di una terra fertile di cui sono i nuovi frutti.
«È una stagione importante per la musica salentina –spiega Federico Capone, storico della musica salentina- e il successo dei Negramaro e del Sud Sound System lo dimostra».
Parla chiaro la Negramaro story, da Sanremo a Celentano passando per tappe prestigiose: Mtv Europe Music Awards di Lisbona; “rivelazione dell’anno” al Festivalbar 2005; sesto posto al “Tenco”; premio “Mia Martini” come “rivelazione dell’anno”; disco di platino per “Mentre tutto scorre”. Una sequela di successi inaspettati forse persino nella “scuderia Caselli” cui la band appartiene.
E poi i Sud Sound System, quindici anni di carriera in ascesa, una stella nel panorama reggae italiano, con una propria etichetta discografica, un primo Premio Tenco nel 2003 con l’album “Lontano” e il miglior video al “Festival di Faenza” dello stesso anno (oltre a decine di partecipazioni a programmi radio e tv e migliaia di esibizioni dal vivo, non solo in Italia) e un pubblico che non conosce i confini delle Alpi e né del Mediterraneo.
Capone, come si spiega tutto questo successo?
«Musica salentina o meno questi gruppi partono da qui e hanno un successo molto evidente. E bisogna dire che ce ne sono tanti altri che viaggiano in un mondo sotterraneo, ma non meno fervido. È una bella stagione artisticamente per questa terra. Viviamo in una società di massa dove la cultura tende ad essere massificata e, in un mondo che va globalizzandosi, i giovani cercano di trovare la propria cultura, altri giovani in cui riconoscersi, anche attraverso la tv. Davanti ai Negramaro dopo Sanremo, di per sé già un grosso traguardo, si sono aperte molte strade che oggi arrivano fino a Celentano».
Ma non tutti i gruppi sanremesi esplodono.
«No certo, ma come gli scrittori, quelli bravi se incontrano un grosso editore possono emergere. Loro hanno incontrato Caterina Caselli. In ogni caso i Negramaro propongono una musica nuova, sono giovani in un panorama musicalmente “vecchio” nel quale si aggirano personaggio come Gino Paoli o Lucio Dalla o altri che, per quanto rispettabilissimi, come autori sono oggi un po’ datati. E poi sono una assoluta novità per la musica di casa nostra, a mio avviso un frutto della stagione hip hop reggae degli anni Novanta, ma in Italia rientrano in un filone che ha radici antiche…».
Quale?
«La loro musica, come quella di altri gruppi di successo tipo le Vibrazioni, si può far risalire al clan Celentano. C’è la riscoperta di quella voglia di far musica, di sperimentare, di riscoprire i generi anni Sessanta e, culturalmente, di rivalutare personaggi di quel periodo».
Di salentino cosa c’è in questi fenomeni?
Per i Negramaro il nome del gruppo e il background culturale di ognuno dei componenti, che non è poco e dei riferimenti nei testi delle canzoni. Nel Sud Sound System resta il dialetto, dopo la stagione in cui hanno utilizzato qualche sonorità tradizionale salentina».
BOX1 (Quello in basso)
Quel sole caldo può essere solo salentino
I Negramaro sono stati protagonisti dell’estate 2005 con i brani dell’albume “Mentre tutto scorre” (disco di platino per aver superato le centomila copie). Il Sud Sound System è al quarto album “Acqua pe’ sta terra” con 14 tracce tra ritmi reggae classici e più movimentate dance hall salentine. I Sud continuano a scrivere in dialetto, mentre i Negramaro raccontano il Salento nel loro brani in italiano. Per uno di questi “Estate”, è stato realizzato un video sulla spiaggia di Porto Cesare con la regia di Silvio Cuccino. «Quello dei Negramaro –spiega Capone- è un linguaggio nuovo anche rispetto al Sd Sound System. Cantano in italiano e hanno dimostrato che il Salento non è solo pizzica e dialetto. La salentinità dei Negramaro è nel nome e nei testo: basti pensare a “Estate”. La lunga e calda estate che si vorrebbe non finisse mai è la nostra. A Bologna versi cos’ non sarebbero mai nati». La differenza fondamentale tra i due gruppi resta quella dei contenuti. «I Sud cantano in dialetto perché a loro riesce bene così. Quello che conta è il messaggio che mandano. Con il dialetto hanno trovato una nuova strada per il reggae. Il loro è un tecno-dialetto che ha arricchito anche la nostra lingua. Non esistevano (o meglio esistevano ma con un accezioni e riferimenti diversi) termini comu “Punnare” o, per esempio, “ardicore”, che suona quasi come l’inglese “hard core”.
BOX2 (Quello a destra)
Profonde radici culturali
Dopo la taranta, è esplosa la moda della pizzica
La pizzica non ha più l monopolio della musica salentina, ma è comunque una moda che sista diffondendo sempre di più in Italia. Dopo l’ennesimo recente successo della Notte della Taranta (esportata anche a Bologna) l’ampiezza del consenso è sotto gli occhi di tutti.
Oggi in ogni caso si può dire che il Salento e il suo dialetto “decollano” dietro alla musica.
«Sì, il salentino è un linguaggio che esiste laddove c’è la musica reggae, non solo per la pizzica –spiega il musicologo Capone-. Quanto alla pizzica è un fenomeno che si sta affermando anche molto al di là dei nostri confini. Nel Salento invece si può parlare di “cultura della pizzica” vera e propria, oggi ci sono studiosi seri e gruppi che cercano di fare ricerca. In Italia è un po’ una moda, ma che dà tanto al Salento. Direi che ci sono stati investimenti molto positivi in questi ultimi anni in questo senso e che portano grandi risultati. Certo, la pizzica originaria era un’altra cosa e personalmente sono un po’ scettico sulle registrazioni di Carpitella. Credo che ci basiamo su una falsa purezza della musica tradizionale e che il neoterantismo sia iniziato già con l’arrivo di De Martino nel Salento».
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